Episodio 2 - La rivoluzione fotografica e la liberazione della creatività
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Parigi, 1839: la dagherrotipia viene presentata al mondo e in un istante cambia il destino dell’arte. Alcuni pittori la vivono come una minaccia mortale, altri come un’occasione irripetibile. Da Niépce a Daguerre, fino agli impressionisti nello studio fotografico di Nadar, la pittura non muore: si trasforma. Libera dal compito di riprodurre la realtà, esplode in nuove forme, dal colore delle emozioni di Monet alle visioni geometriche di Cézanne, fino ai sogni dei surrealisti.La fotografia non ha ucciso la creatività, l’ha moltiplicata. Ha reso l’arte globale, condivisibile, sempre in movimento. Per la prima volta la realtà poteva essere catturata, riprodotta, diffusa, e questo non ridusse la libertà artistica: la ampliò. Pittura e fotografia divennero linguaggi complementari, aprendo la strada a una cultura visiva che avrebbe plasmato l’immaginario moderno.La lezione vale ancora oggi: ogni volta che una tecnologia sembra cancellare un mestiere, in realtà apre spazi inediti di immaginazione e possibilità. L’intelligenza artificiale, come la fotografia nell’Ottocento, non è una fine, ma l’inizio di un nuovo alfabeto creativo.
