Il delitto di Pablo Neruda | Il Lato Oscuro della Verità | Parte 1

Il Lato Oscuro della Verità - En podkast av Giornale Radio - Lørdager

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Santiago del Cile. 11 settembre 1973. Sono le 9,10 del mattino. Parla il Presidente del Cile Salvador Allende, socialista, eletto dal suo popolo in modo democratico. Da Radio Magallanes proviene la voce di Salvador Allende. Una voce metallica, interrotta dai colpi secchi delle pallottole dei mitragliatori, dal rumore forte dei velivoli dell'Aeronautica che sorvolano il Palazzo della Moneda, scaricando ordigni ad alto potenziale. Saranno le ultime parole di Salvador Allende, quelle prima del suo suicidio. Dice Salvador Allende nel suo ultimo discorso. Lavoratori della mia Patria: voglio ringraziarvi per la lealtà che avete sempre avuto, per la fiducia che avete sempre riservato ad un uomo che fu solo interprete di un grande desiderio di giustizia, che giurò di rispettare la Costituzione e la Legge, e cosi fece. In questo momento conclusivo, l’ultimo in cui posso rivolgermi a voi, voglio che traiate insegnamento dalla lezione: il capitale straniero, l’imperialismo, uniti alla reazione, hanno creato il clima affinché le Forze Armate rompessero la tradizione, quella che gli insegnò il generale Schneider e riaffermò il comandante Ayala, vittime dello stesso settore sociale che oggi starà aspettando, con aiuto straniero, di riconquistare il potere per continuare a difendere i loro profitti e i loro privilegi. Mi rivolgo a voi, soprattutto alla modesta donna della nostra terra, alla contadina che credette in noi, alla madre che seppe della nostra preoccupazione per i bambini. Mi rivolgo ai professionisti della Patria, ai professionisti patrioti che hanno continuato a lavorare contro la sedizione auspicata dalle associazioni di professionisti, dalle associazioni classiste che hanno difeso anche i vantaggi di una società capitalista. Mi rivolgo alla gioventù, a quelli che cantarono e si abbandonarono all’allegria e allo spirito di lotta. Mi rivolgo all’uomo del Cile, all’operaio, al contadino, all’intellettuale, a quelli che saranno perseguitati, perché nel nostro paese il fascismo ha fatto la sua comparsa già da qualche tempo; negli attentati terroristi, facendo saltare i ponti, tagliando le linee ferroviarie, distruggendo gli oleodotti e i gasdotti, nel silenzio di coloro che avevano l’obbligo di procedere. Erano d’accordo. La storia li giudicherà. Sicuramente Radio Magallanes sarà zittita e il metallo tranquillo della mia voce non vi giungerà più. Non importa. Continuerete a sentirla. Starò sempre insieme a voi. Perlomeno il mio ricordo sarà quello di un uomo degno che fu leale con la Patria. Il popolo deve difendersi ma non sacrificarsi. Il popolo non deve farsi annientare né crivellare, ma non può nemmeno umiliarsi. Lavoratori della mia Patria, ho fede nel Cile e nel suo destino. Altri uomini supereranno questo momento grigio e amaro in cui il tradimento pretende di imporsi. Sappiate che, più prima che poi, si apriranno di nuovo i grandi viali per i quali passerà l’uomo libero, per costruire una società migliore. Viva il Cile! Viva il popolo! Viva i lavoratori! Queste sono le mie ultime parole e sono certo che il mio sacrificio non sarà invano, sono certo che, almeno, sarà una lezione morale che castigherà la fellonia, la codardia e il tradimento." Un radioamatore si sintonizza sulle frequenze utilizzate dall'esercito, dalla Difesa, dalla Marina e si accorge che qualcosa non va. Ascolta frasi in codice, pezzi di discorso, vere e proprie ammissioni. Sono ancora le ore della trattativa, poco prima la morte di Salvador Allende. Qui sentirete l'ammiraglio Corvajal che parla con il generale Pinochet. Se mantiene el ofrecimiento de sacarlo del paìs... pero el avion se cae, viejo, cuando vaja volando." "Ribadiamogli l'offerta di portarlo fuori dal paese, poi magari l'aereo, durante il volo, cade giù. Sai com'è vecchio mio!"..... Intanto gli aerei militari dell'Aviazione sorvolano il palazzo della Moneda a Santiago del Cile. Per due ore Allende organizza la resistenza con un gruppo di fedeli. Le 11.45 del mattino i Jet Hawker Hunter dell'aviazione scatenano sulla Moneda una pioggia di bombe e di fuoco impressionante. Viene attaccata la residenza presidenziale in Tomàs Moro. La famiglia di Allende riesce a mettersi in salvo grazie ad una mediazione con i generali golpisti. Il Presidente Allende si siede sulla poltrona di velluto rosso nel salone Indipendenza, impugna il Ak70 e si uccide. Così é scritto nella storia. Vent'anni fa, insieme a Stefano Paiusco e Raja Marazzini, avevo scritto l'opera “Cile. 11 settembre 1973. Para no olvidar”, uno dei miei primi spettacolo di teatro civile. Così avevamo raccontato le ore concitate prima del golpe. Nel 1974, Eduardo Carrasco scavalca il muro dell'ambasciata italiana. Altri lo imiteranno poco dopo suscitando un caso diplomatico senza precedenti. Il nostro paese rompe i rapporti con la giunta golpista e l'ambasciatore De Vergottini se ne va da Santiago lasciando solo due incaricati di affari che si trovano in pochi giorni decine e decine di rifugiati in cerca di aiuto. Il racconto di Eduardo Carrasco Intanto in Cile, le uccisioni avvengono giorno e notte. Soldati in borghese, carabineros, uomini dei servizi di sicurezza della Dina, Direccion de Intelligencia Nacional, prelevano dalle case migliaia di persone, spesso davanti ai loro familiari, e li trasportano in luoghi di sofferenze e torture: Villa Grimaldi, Tres Alamos. Ville, caserme, garage, appartamenti dove i prigionieri vengono sottoposti ad interrogatori illegali, senza avvocati che li possano difendere. Gran parte di loro non ne usciranno vivi. Il numero delle vittime accertate dalla Commissione per la Verità e la Riconciliazione guidata nel 1990 dal giurista Raul Retting accerterà la morte e la sparizione di 3197 persone, di cui 1672 uccisi da soldati e carabineros, 1102 sparite nel nulla e mai più ritrovate, 423 morti per atti di violenza politica. A mio avviso la cifra, già enorme, è calcolata per difetto Sono tutti casi che hanno nomi e cognomi riportati, uno dopo l'altro, nell'atto di accusa contro Pinochet del giudice spagnolo Baltazar Garzon. Augusto Pinochet Ugarte, nato il 25 novembre 1915 a Valparaiso (Cile), Comandante Supremo dell'Esercito. D'accordo con altri responsabili militari eseguiva un piano predisposto e organizzato clandestinamente per porre fine al Governo Costituzionale del Cile e alla vita del Presidente della Repubblica Salvador Allende e instaurare un governo militare.Pinochet organizza un colpo di stato militare l'11 settembre 1973. La conseguenza è il rovesciamento e la morte del Presidente Allende nel Palazzo della Moneda dopo che questi, fedele alla legalità vigente, respinge le false proposte di un salvacondotto che gli offre Augusto Pinochet e che in realtà avevano lo scopo di porre fine alla sua vita.", Così scrive il giudice Baltasar Garzon. Tra le migliaia di vittime della repressione di Pinochet c'è anche il poeta Pablo Neruda. Pseudonimo del poeta cileno Ricardo Neftalí Reyes Basoalto (Parral 1904 - Santiago 1973). Premio Nobel per la letteratura nel 1971, N. è considerato una delle voci più autorevoli della letteratura contemporanea latino americana, per la sua sensibilità acuta ma non preziosa, ricchissima d'immagini ma non complicata. È stato testimone di molti degli eventi cruciali che hanno segnato il XX secolo: dalla guerra civile spagnola alla guerra fredda, dai movimenti di liberazione in America Latina alla morte di S. Allende. La sua opera poetica comprende un'impressionante antologia di testi fra i più alti della poesia moderna di lingua spagnola, sostenuti da un prodigioso dono di «canto» che si articola nelle strutture musicali più disparate, con una costante sperimentazione linguistica e metrica, sui temi congeniali dell'amore, del paesaggio natale e delle speranze collettive. Di origini modeste, frequentò il liceo di Temuco e l'univ. di Santiago, dove nel 1921 si mise in mostra vincendo una gara poetica con La canción de la fiesta. Nominato console in India nel 1926, iniziò una brillante carriera diplomatica che gli dette modo di maturare le sue esperienze con continui viaggi e incontri. Stabilitosi in Spagna nel 1934, sempre al seguito dell'ambasciata cilena, si legò subito con il gruppo repubblicano di R. Alberti, F. García Lorca, M. Hernández e dette vita, sulle colonne della rivista da lui stesso fondata, El caballo verde para la poesía, a una vivace polemica con J. R. Jiménez. La guerra civile, il suo temperamento drammatico e, non ultima, la morte di Lorca e di Hernández, lo spinsero sempre più a precisi impegni politici che tanta parte hanno avuto poi nella sua vita e in tutta la produzione posteriore. Dopo ancora qualche anno di servizio diplomatico, nel 1944 N. tornò in Cile, e fu eletto senatore; ma un'accusa di tradimento lo costrinse ben presto a esulare in Messico, da dove compì lunghi viaggi in Europa (Parigi, Polonia, Ungheria). Nel 1949 presiedette a Città di Messico il congresso mondiale dei Partigiani della pace. Nel 1951 visitò l'Italia e la Cina. Nel 1952 fu ancora in Italia, da dove venne espulso come straniero indesiderabile. Tuttavia, a seguito di un movimento d'opinione pubblica, il decreto fu revocato, e N. poté trascorrere un lungo periodo a Capri. Nel 1953 tornò in patria, nel suo rifugio di Isla Negra presso Valparaíso. Con l'avvento alla presidenza della Repubblica di S. Allende (1970), fu nominato ambasciatore a Parigi. Nel 1972, gravemente malato, tornò in Cile, mentre il governo Allende era in crisi. Nel 1973, quando ormai la minaccia del colpo di stato militare era incombente, N. seguì Allende sul cammino della morte, mentre la dittatura di Pinochet s'instaurò in tutto il paese. Trovatosi a scrivere negli anni in cui l'opera di R. Darío dettava legge in tutta l'Ispano-America, N. non aveva potuto fare a meno di allinearsi con le tendenze moderniste, benché la sua ispirazione fosse già orientata verso altre strade. Uscito finalmente dal pericoloso equivoco tra il 1924 e il 1935, e avendo raggiunto una notevole maturità espressiva, poté dare sfogo alla sua originalità, divenendo, in breve tempo, il maggior rappresentante degli anti-modernisti. Il sentimento riacquista allora l'importanza che l'esasperato formalismo gli aveva negato e la personalità intensa e drammatica del poeta si fa luce con versi che sembrano scritti, come disse Lorca, «più che con l'inchiostro, con il sangue». La società borghese, giudicata corrotta e ipocrita, è presa continuamente di mira con attacchi violenti alle convenzioni, ai sentimenti codificati, all'ordine costituito, mentre, con immagini grottesche, se ne sviliscono i suoi sacerdoti. Dal 1940 N., ormai marxista convinto, si dedica quasi esclusivamente alla poesia sociale e alla lotta politica: il dolore, l'umiliazione, la speranza sono i temi ricorrenti di questa nuova produzione, Nella seconda parte del Lato oscuro della verità racconteremo le ultime inchieste sull'omicidio di Pablo Neruda _______________________________________ Ascolta "Il Lato Oscuro della Verità”. Racconta: Daniele Biacchessi. SoundDesigner: Peter Bescapè. "Il Lato Oscuro della Verità”, in onda, ogni sabato alle 20.00 e ogni domenica alle 12.00, solo su Giornale Radio, la radio libera di informare. 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