Giorgio Ambrosoli. Storia di un eroe borghese | Il Lato Oscuro della Verità | Parte 1
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Oggi vi raccontiamo una storia italiana, quella di un professionista, uomo per bene, di poche parole. È la storia dell'avvocato Giorgio Ambrosoli. Nel 1971, la Banca d'Italia decide di investigare sulla Banca Privata Italiana di Michele Sindona, banchiere siciliano e finanziere emergente in Italia e negli Stati Uniti. C'é il sospetto di gravi irregolarità e riscontri di esposizioni rischiose e pericolose. Nel 1974, la Banca d'Italia che deve controllare la sana gestione delle banche, decide di intervenire sulle attività di Michele Sindona. Così l'allora Governatore della banca centrale Guido Carli nomina l'avvocato Giorgio Ambrosoli Commissario liquidatore della Banca Privata Italiana. A Giorgio Ambrosoli giungono in quei giorni "amichevoli" proposte di "composizione bonaria", cioè di corruzione. Avrebbe dovuto avallare con la sua firma una supposta buona fede della gestione, evitando le responsabilità penali di Michele Sindona e facendo pagare alla Banca d'Italia gli ingenti scoperti della Banca Privata. Lo avrebbe potuto fare, poiché sarebbe stato difficile contestare una sua eventuale parola difensiva, data la scelta fiduciaria dell'incarico. Ma Giorgio Ambrosoli non cede e tira dritto. Politici e finanzieri presentano intanto numerosi progetti di salvataggio della Banca Privata Italiana. Non sono giustificati da un'eventuale ripresa futura dell'Istituto. Tendono ad interrompere l'indagine, arginare la progressiva scoperta di tutto il sistema finanziario del banchiere siciliano ed evitare il crack della Franklin National Bank, banca americana di Sindona che si trova in quel momento in una situazione assai più grave della Banca Privata Italiana. Le indagini proseguono, in Italia e negli Stati Uniti. Giorgio Ambrosoli conferma la necessità di liquidare la Banca Privata Italiana e di riconoscere la responsabilità penale di Michele Sindona. Vola in America ed esprime i suoi rilievi in una lunga deposizione davanti agli investigatori che lavorano sul crack della Franklin National. Ma Michele Sindona nega tutto. Mai compiuto illeciti, dice più volte il finanziere. Mai conosciuto uomini della mafia, racconta ancora davanti alle telecamere Michele Sindona. Michele Sindona contesta il metodo con cui si é giunti al fallimento della Banca Privata Italiana. Sono attacchi mediatici, messaggi in codice, trasversali. Ma gli affari di Michele Sindona si intrecciano in quegli anni con quelli altrettanto occulti del venerabile della Loggia Massonica P2 Licio Gelli. Sindona é iscritto da tempo a quella loggia coperta, oltre a politici, faccendieri, uomini posti ai vertici degli apparati dello Stato. Licio Gelli ricorda così Michele Sindona. Michele Sindona sa che Giorgio Ambrosoli é un uomo che non si arrende. Vuole andare avanti fino in fondo, le prove sui suoi malaffari le ha trovate davvero. Un crack finanziario impressionante, soldi provenienti dalla mafia politica. Per questo Sindona lo vuole morto. I suoi sicari, per giorni parleranno al telefono con Ambrosoli. Lo minacceranno più volte.. Decine di telefonate provengono da uomini di Cosa Nostra. Giorgio Ambrosoli le registra una dopo l'altra. Anche il Presidente di Mediobanca Enrico Cuccia riceve minacce. Qualcuno incendia il portone del suo studio milanese. Anni dopo, davanti ai giudici, Enrico Cuccia racconterà. 11 luglio 1979. E' sera. Milano si è svuotata e le ombre della sera sono avvolte da un caldo umido. Sei amici. Si conoscono dai primi anni '70. Le mogli sono in vacanza con i bambini. Così decidono una rimpatriata, come ai vecchi tempi. Vanno a mangiare al ristorante " Tre fratelli ". Giorgio Ambrosoli è stanco, turbato ma quella sera sorride, è cordiale, allegro. Alle dieci e mezzo i sei amici hanno finito di cenare. In televisione scorrono già le immagini dell'incontro di pugilato tra Lorenzo Zanon e Alfio Righetti. Fanno a pugni per conquistare il titolo europeo dei pesi massimi. La casa più vicina al ristorante è quella di Ambrosoli. Ora sono davanti al piccolo schermo nell'abitazione dell'avvocato.Via Morozzo della Rocca numero 1. Una serata come quella era da tanto tempo che non la trascorreva. Il pugilato distrae: la mente di Giorgio Ambrosoli per un attimo si allontana da quei pensieri che lo assillano ormai da troppo tempo. Zanon e Righetti si stanno picchiando forte. L'incontro finisce in parità e il titolo di campione europeo resta quindi a Zanon. E' mezzanotte e squilla il telefono. L'avvocato alza la cornetta. Dall'altra parte, nessuno parla.Il silenzio di una linea telefonica collegata investe i nervi dell'avvocato.. Poi l'anonimo mette giù. Ambrosoli scende in strada, saluta due amici. Torneranno a casa a piedi.Sulla vettura dell'avvocato salgono gli altri tre. Li accompagna a casa. Poi torna indietro, parcheggia la sua Alfetta blu davanti a casa. Scende dalla macchina. Tre colpi di Magnum 357 uccidono Giorgio Ambrosoli. Si accerterà che l'assassino è William Aricò, killer della mafia italo-americana. Lo uccide su mandato esplicito di Michele Sindona. Il 14 luglio 1979 al funerale dell'avvocato Ambrosoli nessuna autorità in rappresentanza del governo gli rende omaggio. Nella seconda parte della puntata “Il lato oscuro della verità “ racconterà la storia di Giorgio Ambrosoli. _______________________________________ Ascolta "Il Lato Oscuro della Verità”. Racconta: Daniele Biacchessi. SoundDesigner: Peter Bescapè. "Il Lato Oscuro della Verità”, in onda, ogni sabato alle 20.00 e ogni domenica alle 12.00, solo su Giornale Radio, la radio libera di informare. 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